Milano Fashion Week P/E 2013 – PRADA

Questa settimana ci sentiamo sportivi, grintosi e ,assistendo alle sfilate della prossima P/E, abbiamo avvertito un grande ritorno ad un mood sportivo, ma nel contempo femminile e nonchalante.

La sfilata di cui vi parleremo oggi, però, va bene oltre la rappresentazione di una donna che vuole vestirsi in modo elegante e sportivo. Ci stiamo riferendo all’ultima collezione PRADA, di cui tanto si è parlato in queste settimane. Volete sapere perché?

Negli anni Novanta è avvenuto quello che potremmo definire, riportato nel mondo della moda, ritorno all’ordine, come reazione agli eccessi degli anni Ottanta. A farsi simbolo di questa inversione di tendenza, attraverso uno stile minimal e rigoroso, il marchio Prada, che proprio in quegli anni, guidato dalla coppia sul lavoro e nella vita di MIUCCIA PRADA, stilista e proprietaria dell’azienda e Patrizio Bertelli, industriale dalle fini capacità imprenditoriali.

L’ultima collezione che ha sfilato lo scorso settembre durante la fashion week milanese, poco ha a che fare col rigore minimale degli esordi, eppure non entra in contraddizione con le scelte fatte in questi vent’anni sulla cresta dell’onda: la sperimentazione, l’amore per l’arte contemporanea, concettuale e innovativa, l’amore per lo sport, l’uso di tessuti tecnici. Non è un caso, infatti, che esista la Fondazione Prada, dedicata a promuovere e ospitare eventi e installazioni di arte contemporanea e che lo stesso marchio sia sponsor ufficiale di Luna Rossa, barca a vela partecipante all’America’s Cup e che tanti siano i richiami allo sport nei capi e accessori di questa e altre collezioni.

Miuccia Prada ha voluto che la sua la collezione P/E 2014, ma anche la sfilata stessa fossero un manifesto di denuncia contro i crimini, in particolare le violenze – fino a quelle con esito più atroce, il femminicidio – e le discriminazioni che subiscono le donne oggi. A rappresentare un tema così attuale e drammatico ha convocato writers e illustratori da tutto il mondo che hanno disegnato volti giganteschi di donne sui i muri della sala in cui si è svolta la sfilata. 

“Ho chiesto a questi artisti di disegnare donne. Loro hanno realizzato volti giganteschi. Quando li ho visti, erano così belli che ho deciso di metterli sui vestiti. Non scambiate, però, la mia moda per arte o politica. Ovviamente voglio focalizzare l’attenzione sulle problematiche legate alle donne, anche sul femminicidio. Ma sia chiaro: non voglio fare una cosa politica, perché ho scelto di non esprimermi politicamente. Voglio parlare, piuttosto, attraverso quello che so fare: i vestiti. E voglio che questi raccontino della forza delle donne, della loro combattività, del loro desiderio, della necessità di rompere sempre e per forza delle barriere. Ovviamente non si fa certo la rivoluzione con un abito: questo lo so bene. Però il vestire può, deve diventare un atteggiamento mentale”.

L’effetto è piaciuto talmente tanto a Miuccia Prada, che ha deciso di riportare quei volti femminili sui suoi vestiti, sulle pellicce (voluto controsenso in una collezione estiva).

“Lo sanno tutti che io detesto i bei vestiti. Anche questa volta, quindi, prima ho fatto degli abiti lineari, poi li ho sporcati con la contemporaneità fino a non lasciare nulla di nostalgico, anzi sforzandomi di rendere tutto il più moderno possibile”.

Dove un tempo c’era ordine, lei ha portato disordine, ha stravolto le regole.

La donna che racconta ha grinta da vendere e porta orgogliosa come fosse una bandiera simbolo del messaggio che vuole divulgare a gran voce,  reggiseni neri o coloratissimi a contrasto, reale o effetto trompe l’oeil, sopra abiti, cappotti e top,

Altro refrain, accessorio immancabile della sfilata,  i calzettoni/ scaldamuscolo coloratissimi e sportivi proposti indistintamente con scarpe dal tacco alto, o con quelle a platform basse, che ricordavano tanto i sandali da trekking.

“Non mi piacciono gli abiti belli, per cui li ho guastati quando esprimevano una bellezza perfetta”

Questo mood estroso, pulp, che ha rotto con il perbenismo borghese alla milanese, street e sporty viene reso ancora più eccessivo, ma femminile e barocco dai ricami, dalle paillettes e dalle gemme finte applicate ai calzettoni e ai reggiseni e sfida il mondo della moda ponendo interrogativi, lo invita a riflettere attraverso verità scomode in cui l’abito non è solo apparenza ma un modo di esprimere il proprio pensiero, un significato interiore profondo, in questo caso l’evasione, il coraggio di dire BASTA alla sottomissione, alle violenze, alle ipocrisie di finte parità tra i sessi anche in società e ambienti cosiddetti civili. E  la Signora Prada lo dice a gran voce, a colori accesi, a contrasti, senza mezze misure, come i suoi vestiti.

E voi che messaggio vorreste dare?

Pensate che questo possa essere considerato pret-à-porter? Pensate che scomponendo e selezionando alcuni pezzi degli outfit presentati potreste indossare qualcuno dei capi? Quali?

Bacini

I MURR