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La Storia del costume da bagno – Part. 1

Blog / Fashion / August 26, 2013

Abbiamo tanto parlato di moda mare in questi mesi, spesso rifacendoci alla metà del secolo scorso, quando forse si raggiunse l’apice del giusto equilibrio tra femminilità ed esaltazione della figura della donna anche svestita, ma nel modo che più la valorizzava… Allora, per non parlare dei decenni e dei secoli prima, gli stereotipi di donna erano agli opposti rispetto ad oggi. In passato avere un fisico abbondante era spesso sinonimo di benessere economico e ricchezza in periodi di guerra, di carestia o di epidemie in cui il pensiero del mangiare era di primaria necessità. Cosa assai diversa da oggi, dal momento che, dal dopoguerra in poi, c’è’ stata una crescita esponenziale di tutto, sino ad arrivare al consumismo più sfrenato e alla super industrializzazione del cibo. I valori si sono quindi ribaltati e si mangia cibo spazzatura a poco costo. Mangiare sano biologico o fare sport regolarmente e tenersi in forma sono divenuti un lusso e uno status symbol, visto il costo. Da qui il modello di figura magra da idealizzare. Il consumismo porta ad idealizzare questo modello di donna ed incentiva a spendere per poterlo raggiungere. Basti vedere nel microcosmo newyorkese, dove i due opposti stili di vita e i conseguenti modelli fisici convivono nei loro contrasti economico-sociali: l’obesità appartiene ai meno abbienti, che mangiano nei fast food, mentre un figura snella ed esile che corre in Central Park e fa la spesa negli Organic Markets della città abita sicuramente in loft design di Brooklyn o del Village o in lussuosi appartamenti dell’ Upper East Side…

Vogliamo così fare un passo, molto lungo, indietro nel tempo per vedere come si è evoluta la moda del costume da bagno conseguentemente ai valori e ai modelli proposti o imposti in ogni epoca….

Dal III sec. d.C. – a cui risalgono i mosaici di Piazza Armerina, raffiguranti un gruppo di donne che giocano, indossando quelli che sembrano essere i primi veri bikini della storia – al Novecento tanti sono i secoli passati, eppure, per quanto riguarda il “costume da bagno” , poco pare essere successo in fatto di evoluzione di questa moda. Già…Perché infatti, fino alla metà del ‘700, questa non è mai stata una moda, né un uso comune, né una necessità..dal momento che, se ci si immergeva in mare, o in altri specchi d’acqua – cosa comunque poco praticata dai più – o ci si recava alle terme, sia in epoca romana che durante il Medioevo, lo si faceva completamente svestiti, salvo l’abitudine per le donne di avere il capo coperto nei contesti di bagno in pubblico.

Fu poi a partire dalla seconda metà del Settecento, in Francia e Inghilterra, con la “scoperta” delle località balneari e di villeggiatura e con la sempre più frequente pratica dei bagni di mare, che anche la moda del costume da bagno iniziò improvvisamente (dopo più di un millennio di stasi!) a vivere cambiamenti sempre più rapidi.

La sua evoluzione nel tempo fino ai giorni nostri è direttamente proporzionale ai centimetri di stoffa che decennio dopo decennio furono ridotti.

Il primo vero abbigliamento da mare femminile era un abito lungo fino alle ginocchia, simile ad una camicia da notte in spesso tessuto, perché non diventasse trasparente bagnandosi, sotto il quale le donne portavamo il loro busto e calzoni alle caviglia, oltre a scarpe adatte ad entrare in acqua. Le gonne addirittura avevano cuciti al loro interno dei pesi, affinché queste non si sollevassero, attentando così al pudore! In ogni caso, nuotare nel vero e proprio senso della parola non era consentito alle donne, dal momento che potevano bagnarsi solo fino ai fianchi protette da cappelli e ombrelli. Ricordiamo che all’epoca e fino agli anni ’30 del Novecento, quando i medici scoprirono le proprietà benefiche tratte dell’esposizione al sole, non era considerato aristocratico abbronzarsi, ma anzi una pelle candida, e quindi protetta dal sole e da parecchi centimetri di tessuto, era un segno distintivo di aristocrazia, rispetto alle persone delle classi inferiori che, con il lavoro nei campi o all’aperto, avevano un colorito naturalmente più scuro.

In età Vittoriana poco cambia, anzi, il rigore morale dei costumi che vigeva all’epoca imponeva alle donne di immergersi in acqua avvolte da mantelli e addirittura in spiaggia si giungeva attraverso grandi cabine provviste di ruote, dove le donne potevano cambiarsi d’abito. Quando non in mare, si optava per leggeri scamiciati e guanti.

A partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento gli abiti da bagno, in flanella, si accorciano d qualche centimetro e i volumi delle gonne si riducono, vengono introdotti i primo modelli “alla marinara” bianchi e blu, con scolli rettangolari sulla schiena e nastri.

A fine XIX secolo la femminilità dei costumi da bagno viene messa in evidenza grazie a bustini che accentuano la vita stretta, gonne a campana, maniche a sbuffo e nastri, oltre a pantaloni alla zuava, decisamente più aderenti rispetto al passato.

Rivoluzionari, anche alla luce del percorso di emancipazione femminile che in quegli anni si faceva sempre più urgente, furono il gesto della nuotatrice australiana Annette Kellermann, considerata l’inventrice del nuoto sincronizzato, che fu la prima, nel 1907, ad un usare il costume da bagno a un pezzo unico, e così anche quello della campionessa di nuoto, Gladys Osborne, nel 1910, che osò presentarsi ad una gara indossando un provocante costume da bagno in seta che rivelava tra trasparenze e aderiva al suo corpo rivelandone tutta la sua naturale forma femminile e bellezza. E fu così che da quel momento fu imposto agli uomini l’obbligo di assistere alle gare da una distanza di “sicurezza”!

Nel frattempo le spiagge, con la sempre più diffusa abitudine di recarsi in villeggiatura durante l’estate, si fanno sempre più frequentate, e durante la Belle Epoque fu il boom dei Lidi balneari, come ad esempio Viareggio, Rimini, Venezia, ora attrezzati con cabine fisse, divenuti luoghi incontri e svago. Con la pratica anche di nuoto e movimento all’aria aperta e dei primi (brevi) salutari bagni di sole, raccomandati dai medici positivisti, si fa così più urgente la necessità anche di rendere più pratico e comodo l’abbigliamento, che non infagotti più la figura: ecco così i costumi interi e i pagliaccetti lunghi aderenti, che si alternano a più classici tagli impero.

Gli anni Venti, che per la moda rappresentano un riflesso diretto della sempre più crescente emancipazione dei costumi femminili, anche per quanto riguarda l’abbigliamento da bagno, segnano un punto di svolta: le gonne si fanno ancora più corte e in taffettà, i costumi più atletici, in jersey di lana, segnano i fianchi, le maniche scompaiono, ma non i pantaloni, che però sono shorts o addirittura coulottes, le scollature sono tonde e sia sul decolleté che sulla schiena. I disegni sono geometrici e coprono la testa piccoli cappelli in piquet o le prime cuffie da bagno (che già negli anni ’10 erano comparse). Una grande novità della moda mare è la cosiddetta “cintura Valaguzza”, di lana con una fibbia, una sorta di antenato del marsupio: veniva indossata sui fianchi sopra il costume. Nacque per contenere uno specchietto, una trousse per rifarsi il trucco e persino le sigarette, altro segno di emancipazione femminile, cosicché le “moderne” donne potessero apparire perfette e libere anche in spiaggia!


Gli anni Trenta rappresentano l’affermazione, la diffusione di quanto realizzato nel decennio precedente, oltre ad un’ulteriore riduzione dei centimetri di stoffa (elasticizzata – in genere jersey, Lastex o seta in varie fantasie, soprattuto floreali) indossati a favore di quelli di pelle scoperta, anche in nome, si è detto, del definitivo e ufficiale sdoganamento dei bagni di sole e dell’abbronzatura, ritenuti sempre più benefici. E’ da segnalare la diffusione della moda del pareo legato sopra il costume da bagno.

E poi gli anni del Secondo Conflitto Mondiale, che, da una parte, condizionò la creatività e la qualità dei modelli e dei tessuti, sempre più difficile da reperire, spesso sostituiti da corte vestagliette, dall’altra portò alla grande rivoluzione della moda mare, di cui ancora sentiamo l’influenza ai nostri giorni e di cui vi parleremo settimana prossima, nella seconda parte di questa carrellata di storia della moda, del costume e dei costumi….

Bacini

I MURR


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