Mercoledi 12 Marzo 2014. Ultimo giorno di sfilate. Il tempo atmosferico, che è stato clemente nei giorni precedenti, non ha retto, ma le nuvole di tempesta e gli acquazzoni che sono seguiti non hanno rovinato un’altra giornata ricca di impegni e di emozioni a Tel Aviv.
Una mattinata e un pomeriggio all’insegna di incontri e interviste (presto vi sveleremo tutto!) e poi ultima tranche di sfilate.
Abbiamo scelto di vedere le giovani promesse della moda israeliana, ovvero le collezioni degli studenti della Shenkar School of Fashion and Design e di due vecchie glorie del design Made in Israel: Gideon Oberson e Maskit, storico brand che concludeva la fashion week telaviviana.
Shenkar
“Concettualità” sembra essere il leit motif dominante tra i giovani che si affacciano nel mondo del fashion design. Una moda che racconta la contemporaenità in una relatà urbana complessa e multisfaccettata, come potrebbe essere proprio quella di Tel Aviv, l’ “habitat naturale” di questi studenti, oltre che un mosaico di esperienze (vita quotidiana, lavoro, studio, “movida” notturna…) da raccontare anche attraverso la moda.
Tagli nel complesso minimal e grande varietà di materiali scelti e poi lavorati, “manipolati”: cotone, denim, seta, maglieria, tulle sono stati sottoposti a svariati processi di lavorazione , lavaggi e stampe , nel tentativo di portare ogni giorno un look unico e colorato, e raccontare grigio chiaro dell’asfalto, come il caldo estivo e il sole accecante a cui gli israeliani sono abituati per gran parte dell’anno.
Oberson
Anche un classico nome della moda israeliana, come Gideon Oberson – famossisimo sin dagli anni ’60 per il design strutturato, pulito e “strategico” dei suoi costumi dal bagno, come degli abiti di lusso – ha disegnato, insieme alla figlia Karen e in collaborazione con l’artista israeliano, Eran Shakine, conosciuto a livello internazinale, una collezione ispirata alla street art e al libro, ancora inedito, di Shakine, che rappresenta la vita e le opere di Pablo Picasso.
Quindi ancora il tema della città, della contemporaneità e dell’arte in passerella, come sottolineato anche nella performance di danza contemporanea della “Kibbutz Contemporary Dance Company”, che ha aperto lo show.
Un grande, attesissimo, ritorno per Oberson, dopo tre anni, anche allo swimwear.
La leggerezza della seta, dello chiffon e del cotone, decorati co motivi a righe nere alternate nei colori verde, giallo o rosso, stampe floreali o monocromie in nero, bianco e grigio.
Maskit
Il Galà di chiusura coincideva con la sfilata dello storico brand Maskit, fondato, nel 1954, da Rut Dayan, presente in sala quella sera e 97enne vedova dell’eroe nazionale Moshe Dayan. Conosciuto come marchio di moda lusso per signora, ma anche di arte e artigianato ebraici. Lo stato di Israele era stato fondato da pochi anni e la visione della signora Dayan, fu quella di creare un polo creativo per sviluppare e preservare le molteplici realtà etniche ebraiche che convergevano nel neonato Paese. Inoltre l’azienda creò molti posti di lavoro per i nuovi migranti dell’epoca. Col tempo il brand divenne un’istituzione e un riferimento a livello internazionale e non c’era signora della politica, dell’alta società o del mondo dello spettacolo israeliani che non indossasse un capo “Maskit”.
Dopo due anni di lavoro di ricerca, il “nuovo corso” del marchio è guidato, insieme all’attenta supervisione di Rut Dayan, anche dalla designer Sharon Tal, proveniente dalla Shenkar School e con un curriculum di tutto rispetto, che comprende collaborazioni con Alber Elbaz (Lanvin) e la maison Alexander McQueen.
Per rendere omaggio al glorioso passato, celebrities israeliane hanno sfilato indossando i loro capi Maskit e, successivamente, il passaggio di testimone con la nuova collezione 2014, caratterizzata , in un dialogo tra passato e presente, pezzi iconici (desert coat, caftani, “toghe”) della tradizione Maskit, rivisitati in chiave contemporanea, con nuovi materiali, ma lavorati a mano con antiche tecniche tradizionali.
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