Da tempo vi raccontiamo sui nostri canali di comunicazione (questo blog, i nostri social fb, instagram e twitter I MURR OFFICIAL, il nostro libro “Vestiti con stile”) l’importanza di prendere consapevolezza del nostro corpo, analizzandolo per sezioni e non solo nella sua interezza. Abbiamo individuato tre grandi tipologie di fisicità di donna ( “pera”, “mela”, “banana” e “macedonia”) e sopratutto non smetteremo mai di dirvi che ogni donna è speciale con in proprio corpo e che il segreto è valorizzarne i punti di forza, dopo averli individuati, distogliendo così l’attenzione da quelli più critici.
Negli ultimi anni, sia la moda che la società stanno anche prendendo consapevolezza dell’assurdità che certi canoni di bellezza di donna pelle e ossa imposti sono irreali oltre che pericolosi per la salute fisica (e mentale) delle più giovani, ma non solo… Basta con l’ossessione per la magrezza a tutti i costi, la filosofia “curvy” friendly sta prendendo piede e le curve più generose a poco a poco accettate e protagoniste di copertine, collezioni, passerelle, blog… Se ci avete seguito in questi anni lo saprete!
Ma vi siete mai chiesti se questi canoni di bellezza siano sempre stati gli stessi?
In realtà nel corso dei secoli, ma più rapidamente durante tutto il Novecento, ogni 10-15 anni, con l’evoluzione della società, i cambiamenti di valori e gli eventi storici che di volta in volta si sono verificati, l’immagine di donna ideale non è mai stata la stessa, ma anzi sembra che ciclicamente si ripropongano, alternandosi, dei modelli di bellezza femminile sempre uguali.
Ad esempio per tornare indietro di più di mezzo secolo, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, gli Anni Quaranta sono un periodo di crisi e di grandi ristrettezze, in un clima di estrema austerità, anche in campo estetico. Come conseguenza di ciò si ricercava uno stereotipo femminile di donna più in carne. Era quindi un’evidente reazione alla cronica carenza di cibo che caratterizzava questo periodo. E così, durante la guerra iniziano a comparire su molte riviste degli Stati Uniti le prime PIN-UP, ragazze solitamente procaci ed ammiccanti. E’ il periodo in cui si raggiunge il top della femminilità e della sensualità.
Gli anni Cinquanta sono quelli della maggiorata, simbolo di benessere dopo gli stenti della Guerra. Il suo corpo è metafora del sogno di opulenza che vive l’Euopa e che si tradurrà nel boom economico. A partire dal secondo Dopoguerra è il cinema, soprattutto quello americano, a proporre i nuovi canoni estetici: le vamp biondo platino, tutte superdotate, sono le ispiratrici della moda, del look, dello stile di vita di donne di ogni ceto sociale.
La donna ideale infatti è “a pera” con spalle proporzionate al bacino, fianchi tondi, seno esplosivo, gambe ben tornite: una donna in carne, che non si preoccupa delle diete o della cellulite. Le misure seno-vita-fianchi 90-60-90 rappresentano la formula della bellezza degli anni Cinquanta, forse : gambe lunghe, bellissimi fianchi e vita sottilissima sono il modello a cui ambisce ogni ragazza.
Con gli anni sessanta/settanta si assiste ad un altro cambio di tendenza e con la diffusione della cultura dello sport, il fisico femminile da morbido e burroso diventa tonico e scattante. La donna moderna ora è giovane, un’eterna adolescente, una ragazza agile e filiforme, di nuovo come la flapper girl degli anni Venti. Negli anni Sessanta quindi le figure si assottigliano, le gambe si scoprono, i capelli si tingono di biondo svedese e gli occhi si ingrandiscono con ciglia finte e pesanti passate di eyeliner. L’estremizzazione della bellezza femminile verso canoni filiformi, che potremmo definire “a banana”, avviene con il successo della modella inglese Twiggy, magra ai limiti dell’anoressia. Con lei nasce la donna grissino.
E come ormai avrete capito gli anni Ottanta vedono un rinnovato amore per le forme: ritornano le canoniche misure 90-60-90 e si ha un nuovo boom di seni esuberanti e di curve procaci, ancora una volta abbinati al vitino sottile, seno prosperoso, gambe slanciate, vitino di vespa, ventre piatto e sguardo ammaliante. Simbolo incontrastato di questo revival delle forme rotondeggianti è Cindy Crawford.
A partire dagli inizi degli anni Novanta si afferma un nuovo trend, che rimarrà in auge fino al primo decennio del XXI secolo. Pallida, con gli occhi cerchiati, Kate Moss inaugura la bellezza minimale degli anni Novanta, un indiscusso canone estetico ancora oggi in auge e ambito. Sono gli anni dell’estrema magrezza femminile come ideale sia estetico che morale poiché al corpo esile e scattante vengono attribuiti valori quali ambizione, organizzazione, potere, autoaffermazione sociale.
Questo canone porterà nel terzo millennio l’ossessione morbosa per il corpo: è il corpo al centro dell’interesse e non la persona. Non conta tanto essere quanto apparire, all’essenza viene sostituita l’apparenza, alla spontaneità il controllo. L’ “essere in forma”, demonizzando i centimetri di grasso sul corpo è oggi un imperativo categorico, poiché un fisico longilineo, liscio e levigato non dà solo l’idea del bello ma anche dell’essere sano. Essere belle dunque, secondo questo canone imposto e ormai collettivo, significa essere magre, esili, slanciate. Ideale fuorviante che spesso resta tale e perciò troppo spesso motivo di frustrazioni, depressione patologie alimentari e mentali.
Per fortuna, come abbiamo detto all’inizio, qualcosa sta cambiando e forse andremo sempre più non tanto verso l’imposizione di un nuovo canone di bellezza, ma verso l’esaltazione e l’amore che ogni donna deve avere per il proprio corpo così come è, con tanto o poche forme, senza ossessioni e paure di non accettazione, ma focalizzandoci sull’unicità di ciascuna.
In nome di una ritrovata democrazia sempre più diffusa delle forme femminili, perciò, ad ogni fisicità corrisponde la giusta VESTIBILITA’ che la valorizzi al meglio ma ve lo racconteremo nel post di domani……..
Bacini
I MURR
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