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Baby Blues e depressione post partum: l’importanza del dialogo

KIDS / December 14, 2013

 In questa settimana dedicata interamente al tema della donna, voglio affrontare con voi un argomento non semplice che, spesso, risuona per molte di noi come una condanna: la crisi post partum.

La nascita di un figlio rappresenta uno dei momenti più intensi della vita di una donna ma è anche, nonostante la grande gioia che esso va a generare,  uno dei più delicati e a rischio fragilità.

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Al sentire le parole “crisi post partum” non dobbiamo assolutamente spaventarci ma fermarci a riflettere e attivare subito i radar per cogliere eventuali segnali.
Poi, come si fa con i bambini, anche in tal caso,  già chiamandola con un nome diverso, tale patologia (perché di questo si tratta) inizia a far meno paura; le parole hanno infatti una grande importanza e , come suggerivano le ostetriche che hanno accompagnato il mio corso pre-parto, fa meno impressione se la si chiama – perlomeno quella che ci accomuna quasi tutte subito dopo aver dato alla luce il nostro pupo – “Baby Blues”.

Attenzione, però perché ci sono diversi livelli di quella che comunemente va sotto il nome di depressione post partum. Il primo, Baby Blues, appunto, è quello più comune e meno invasivo, diciamo. Con l’aumentare dei sintomi, si sale di livello e la cosa, oltre a diventare preoccupante, va curata con un supporto medico vero e proprio.

Analizziamoli uno per volta.

Il  Baby blues

 Si tratta di una normale condizione di depressione post parto che coinvolge il 70-80% delle donne a partire dal terzo-quarto giorno dopo la nascita del piccolo e dura un periodo massimo di 15 giorni. In questa fase la neomamma è particolarmente stanca, piange senza motivo, è nervosa, irritabile, inquieta, ansiosa: questi stati d’animo sono dovuti al cambiamento ormonale e fisico (il livello di estrogeni e progesterone crolla nelle ore successive al parto), ai nuovi ritmi imposti dal bambino che spesso non dorme di notte o piange sempre, alle preoccupazioni e alla stanchezza causate dalle fatiche del parto e dell’allattamento. Se la fase si esaurisce in breve tempo, non deve preoccupare: un po’ di riposo e di aiuto da parte dei famigliari potranno contribuire ad alleviare la stanchezza e a superare questo momento.

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La depressione post parto vera e propria

 È ben più preoccupante: i sintomi appena descritti non scompaiono ma tendono anzi ad aumentare e a durare molti mesi, anche un anno (un momento particolarmente critico è quello dello svezzamento, quando si allenta un legame prima fortissimo). Questo fenomeno coinvolge un numero minore di neomamme, ovvero circa il 10% anche se alcuni dati stimano fino al 20%, con un aumento soprattutto nei Paesi Occidentali. I disturbi possono sfociare anche in insonnia o eccessiva sonnolenza, svogliatezza, disinteresse per il bambino o, al contrario, eccessiva ansia per il piccolo, inappetenza, disperazione. Se la depressione post parto non viene curata e valutata in maniera seria può sfociare in un disturbo ancora più pericoloso.

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 Psicosi post parti

 È una vera e propria malattia mentale che si verifica in una donna su mille e causa confusione, stati di agitazione, disagio sociale, insonnia, paranoia, tendenze suicide o addirittura omicide nei confronti del bambino. È una forma di depressione molto grave che deve essere subito curata con antidepressivi, il consulto di uno specialista e, in alcuni casi, anche il ricovero in ospedale, prima che la mamma possa fare del male a se stessa o al bambino.

In ognuno di questi casi, dal più soft alle forme più gravi è fondamentale il dialogo con il proprio partner che, conoscendovi e cogliendo la situazione di disagio, può intervenire in vostro soccorso. Insomma, non chiudetevi mai in voi stesse e non insistete col dire che tutto va bene se non è così.

E’ scientificamente provato che il dialogo rappresenta una cura molto efficace contro la depressione post parto come dimostrato in un recente studio presso l’Università di Toronto in Canada. Nella ricerca sono state prese a campione circa 700 donne, potenzialmente a rischio di depressione post parto: queste sono state divise in due gruppi di cui uno ha ricevuto la assistenza post parto di prassi mentre l’altro è stato supportato da un sostegno telefonico. I risultati dell’analisi hanno registrato che le donne che hanno avuto la possibilità di parlare al telefono hanno reagito positivamente mostrando una diminuzione significativa del rischio di depressione post parto rispetto a quelle seguite con l’assistenza classica. (Fonte: British Medical Journal, articolo pubblicato il 15 gennaio 2009 – sito web nel quale è stata riportata:http://www.nostrofiglio.it/il-bebe/0-3-mesi/perche-questa-tristezza-baby-blues-e-depressione-post-parto.html).

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Roberta Murr si apre e ci racconta, ora con grande serenità, la sua esperienza.

Ho lavorato senza sosta, fino all’ultimo giorno, sui set fotografici. Una sera, a due settimane dalla scadenza, mentre confessavo ad Antonio di essere stanca, mi si sono rotte le acque! Potete immaginare la corsa in ospedale, il cesareo d’emergenza e, poi, finalmente,  il meraviglioso momento della nascita di Mario. Eppure, per me, non fu un momento sereno. Il fatto di non essermi mai fermata con il lavoro e di trovarmi da un momento all’altro catapultata in una nuova dimensione mi ha completamente sfasata! Insomma, un bambino non nasce mica con il libretto di istruzioni! Mi sentivo inadeguata, mi pareva di non essere in grado di gestire le situazioni, di non poter seguire mio figlio…era la depressione post partum, ahimè!

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Tanti pensieri, una realtà estremamente frenetica che lasciava spazio a una nuova, ugualmente movimentata ma non come quella lavorativa, dove ero responsabile di quella creatura. In tali casi, poi, sembra che tutti conoscano già la soluzione ai tuoi problemi e, di conseguenza, continuavo a ricevere visite, consigli, opinioni e altro dalle persone che mi circondavano: mi sentivo oppressa.  Antonio comprese che il mio disagio stava raggiungendo livelli preoccupanti e non accennava a diminuire, anzi. A due mesi dalla nascita di Mario, mio marito fece tre biglietti, di sola andata per Los Angeles. Una traversata, la nostra, fatta per staccare, capire, riprendere i nostri spazi e per goderci a pieno titolo quel meraviglioso dono che avevamo ricevuto!  Ho iniziato a star meglio già dai primi giorni e, dopo qualche settimana, ero tornata la Roberta di sempre.

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Devo ringraziare Antonio, per avermi compresa e aver escogitato subito una soluzione! “

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Riallacciandomi alle parole di Roberta questa volta, care le mie lettrici ma anche i lettori, i miei consigli in questi casi sono come un must have:

–       Fatevi assistere nella fase di preparazione al parto e cercate di esorcizzare già da subito la paura della depressione;

–       Dopo la nascita del bambino non chiudetevi MAI in voi stesse, non fate prevalere il senso di inadeguatezza;

–       Parlate con il vostro partner, SEMPRE, confidategli le vostre ansie e le paure che vi assalgono;

–       Circondatevi di poche ma positivepersone che sappiano infondervi autostima e coraggio e non vi giudichino per essere cadute nel “baby blues”;

–       Se vedete che la depressione persiste contattate immediatamente uno specialista.

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Volevo poi segnalarvi che a Bari e a Milano il progetto contro la depressione post parto prevede varie attività tra cui l’attivazione di uno sportello all’interno dei reparti maternità dell’ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano e il Policlinico di Bari, il rafforzamento delle collaborazioni tra i reparti di ostetricia e pediatria nella presa in carico e cura della mamma e del bambino e tra le unità psicologiche e materno infantili per i casi di malessere genitoriali e di disagio socio-economico, nonché la realizzazione di dimissioni protette nei casi particolarmente critici. Inoltre, il progetto non segue le famiglie solo all’interno dell’ospedale ma anche nel rientro a casa, in collaborazione con i servizi locali e con l’assistenza domiciliare diretta.

Volete raccontarci la vostra esperienza? Aspettiamo commenti, domande o testimonianze!

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Alla prossima!
TATA ROX e I MURR


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