Gucci, uno show dal concept creepy e fantasy, surreale e onirico che colpisce ed è suggestivo, ma, in fondo, non è così scioccante come si potrebbe pensare. E nulla di nuovo…le creature fantastiche le avevamo viste in Giappone al Robot Restaurant di Tokyo. Senza dubbio uno spettacolo riuscito, che ha come concept la rivoluzione dei costumi in un parallelo tra il maggio parigino della fine degli anni ’60 e ciò che ne deriva decenni dopo, la sua eredità postmoderna, fatta di un meltin’ pot di culture, pop art e di rotture degli schemi. E’ evidente il messaggio di rifiuto di una disciplina estetica monolitica e assoluta, in nome di un’estetica del gusto libera, mista, anche strana, esibita questa parata “freak pride”, orgogliosa della propria diversità e peculiare bellezza, che si rifiuta di sottoporsi a una chirurgica operazione di normalizzazione, ma che, anzi, ignora deliberatamente ogni tentativo di essere cambiata. Ma lo show rischia di distrarre dalla collezione invernale in sé, bella nel senso che riconferma la formula vincente che Alessandro Michele ripropone di stagione in stagione. Apprezzabile è il ritorno in casa Gucci all’uomo dagli indumenti più propriamente maschili con completo in principe di Galles (ma che non scorda, in nome della sua libertà di essere, di portare al collo una collana scintillante con medaglione). Incantano sempre, i tessuti, i colori, i volumi, la ricercatezza nel dettaglio di ricami preziosi e stampe floreali (che sono anche heritage della maison Gucci). Grande uso per il prossimo AI di mantelle e foulards in testa che ricordano i costumi del folklore popolare dell’est Europa, sovrapposti a bluse annodate.
Fendi fa scendere in passerella una donna molto femminile e sensuale con fianchi fasciati e spalle larghe definite, stile anni ’40, ma anche rilassata in felpa pelouche e pelliccia e pants in pelle, che richiamano passeggiate a cavallo nella campagna che si tinge di giallo e rosso… Un fascino british dai toni brown e griege, burgundy e bruciati. Molto autunnale.
Prada, sempre una garanzia, ma sa di già visto. Le forme minimal oversize di certi capispalla, per quanto eleganti e dal fascino orientale, non sono sempre donanti, quando diventano letteralmente, blocchi geometrici che ingoffano la figura, insieme a stivali di gomma e galosce. Manca a tratti un tocco di femminilità…
Coquette e vezzosa e neo-vintage la donna Vivetta, che sembra giungere nel prossimo inverno direttamente dagli anni ’50. Fantasie con polkadots neri su toni pastello, cuori rossi e pietre scintillanti colorate (che sembrano pois) su basi bianche, insieme a pois bianchi su fondo pastello sono protagonisti assoluti della collezione, mixati variamente, spezzati e all over (dal foulard alle scarpe) in abiti, completi gonna midi e felpa o blazer e mini gonna a portafoglio, pants attillati e arricciati con top o tuta intera.