Tanto si sa del grande pittore, artista, cineasta, scultore, designer, scrittore autobiografico esponente del Surrealismo, che ha fatto di questo movimento una visione della vita e che, con la sua grande immaginazione, ha vissuto la sua stessa vita con atteggiamenti stravaganti e scelte ai limiti dell’assurdo che attiravano l’attenzione su di sé. Tante sono state le occasioni di conoscerne lo stile applicato alle arti figurative, attraverso le svariate mostre che gli sono state dedicate. E’ tra gli artisti del Novecento più celebre e più celebrato.
Tutti conoscono quei capelli lunghi, le basette… Per non parlare poi dei suoi baffi impomatati e rivolti all’insù, forse i più famosi al mondo.
“La sua è un’estetica maniacale, parlando dei suoi baffi, Dalì dice che si impegnava a tenerli in ogni occasione”affilati, imperialisti, ultra-razionalisti e puntati verso il cielo come il misticismo verticale”.
Desideriamo parlare di Salvador Dalì, dal momento che la sua arte è più connessa al mondo della moda, di quanto si possa pensare. Come già accennato, amava vestirsi in maniera eccentrica, provocatoria. Indosava spesso calze lunghe e calzoni alla zuava.. Amava l’eccesso e con gli abiti aveva trovato un modo per esprimerlo nel quotidiano. Questo dandy stravagante riteneva, infatti, che vestirsi fosse una forma di espressione del suo stesso io, il manifesto vivente di una sovversione. La manifestazione più visibile dei desideri e dei sogni più intimi.
Ma Dalì non solo era attratto della moda che indossava, ma anche da quella che ha contribuito a creare collaborando con grandi nomi dell’haute couture in un connubio esplosivo tra arte surrealista e moda. Per fare un paio di esempi illustri, celeberrima è la collaborazione tra l’artista ed Elsa Schiaparelli, per la quale ha creato l’”abito bianco con stampa aragosta”
e ‘l’abito scheletro”, frutto di una tecnica particolare di tessuto matelassé che forma coi suoi volumi costole, colonna vertebrale, tibia, fianchi, cassa toracica.
Ancora per lei disegna il famosissimo “cappello-scarpa” e una cintura rosa con la fibbia a forma di labbra.
Per Christian Dior creò nel 1950 il famoso “abito per l’anno 2045”.
Come lo scheletro, le labbra, ancor di più, sono un elemento che ricorre quasi ossessivamente nella sua arte. Le vediamo riprodotte nel famoso ritratto di Mae West, diva di hollywood, icona per gli americani e musa per Dalì, colpito da lei per la sua femminilità provocante e stravagante, dalla sensualità ai limiti dell’indecenza.
A lei, che tanto amò,nel 1935 dedicò un ritratto che è una stanza, che divenne poi uno dei simboli dell’arte surrealista! «Il tuo viso è un sogno che trasformerò in un soggiorno» « con tanto di divano a forma di labbra e di altri elementi di arredo che, nell’ insieme, ne riproducono il volto stesso».
Questo ritratto installazione ha al centro le labbra-divano della West, elemento che ritornerà ossessivamente nell’arte surrealista di Dalì
e che ritroviamo riprodotte nella serie di rossetti
e gioielli che l’artista stesso negli anni successivi ha creato.
La collezione di gioielli è ispirata ad elementi antropomorfici e naturali e caduchi per definizione, fissati nell’atto di trasformazione.
Anche voi amate Dalì come noi? Ne conoscevate il lato fashion-surrealista?
Bacini
I MURR