Quante volte rimandiamo. Iniziamo da subito, dalla fanciullezza. “Quando sarò grande, dopo la laurea, una volta che mi sarò sistemata/o”. È un rimandare carico di speranza. E dentro c’è quel caldo senso di invincibilità, del tutto possibile.
Poi da adulti continuiamo, quasi per inerzia, con “quando mio figlio sarà un po’ autonomo, quando mi sarò ripresa/o”. Rimandiamo piccole cose e grandi sogni nella speranza di trovare tutte le condizioni ideali per realizzare ciò che vorremmo. Fino a quando, senza neanche aver capito come, ci ritroviamo addosso solo l’affanno (di non aver ancora tentato) ma non la felicità.
Secondo noi, la felicità non è una meta da raggiungere. È un modo di vivere. Di vedere le cose avendo cura di amarsi un po’ di più e la forza di non farsi ferire quando capitano cose spiacevoli. Se al lavoro troviamo pochezza d’animo o addirittura malvagità, non facciamoci intossicare. Pensiamo solo che chi si dedica a questo non è altro che un poveraccio! Concentriamoci su di noi, diventiamo incuranti di ciò che non ci piace e rapportiamo tutto alla nostra felicità. Non è indorarsi la pillola. E se anche lo fosse che male ci sarebbe? Se rimuovessimo dall’anima ciò che ci fa male saremmo più focalizzati sulle cose belle. Potremmo riconoscere gli istanti, le ore e i giorni di felicità perché su questi non ci sarebbe alcuna ombra scura. Saremmo solo noi con la nostra anima vibrante di emozioni e tante tantissime cose da fare davanti agli occhi.
Allora, carissimi aMURRini, non fatevi fermare. Sorridere, gioite, divertitevi. Andate avanti e sorprendete il mondo. Vivete di felicità!
“Because I’m happy… Clap along if you feel like a room without a roof” (Happy di Pharrell Williams)
Bacini.
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