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ICON WOMEN: MARIA CALLAS

Blog / Fashion / Lifestyle / September 10, 2013

Detta anche la “Divina”, per le sue straordinarie doti di soprano e attrice, il successo, artistico e mediatico, il mito costruito attorno a lei, Maria Callas non poteva non rientrare nella rassegna della icon women di cui parliamo ogni martedi. Amata e odiata porto i suoi personaggi tragici interpretati sul palcoscenico anche nella vita che divenne essa stessa un melodramma.

Diane Vreeland la riteneva il suo mito personale e, se ricordate, fu lei a contribuire alla “trasformazione” totale della Callas che, perdendo più di 30 chili, rivoluzionò la propria immagine associandola a quella di Audrey Hepburm.

Maria Callas,nome d’arte di Cecilia Sophia Maria Anna Kalogeropoulos(greco: Μαρία Άννα Σοφία Καικιλία Καλογεροπούλου;New York,2 dicembre1923–Parigi,16 settembre1977), è stata un soprano greco, in possesso della nazionalità statunitensee naturalizzata italiana fino al 1966, quando vi rinunciò per ottenere quella greca.

Nata a New York da genitori greci, la Callas studiò ad Atene, dove cantò dal 1939 al 1945, intraprendendo la carriera internazionale dai tardi anni quaranta a gli anni sessanta tra New York, l’Italia, dove visse gli anni d’oro della sua carriera artistica tra il 1951 e il 1957, e Parigi.

Dotata di una voce particolare, che coniugava un timbro unico a volume,estensione e agilità notevoli, la Callas contribuì alla riscoperta del repertorio italiano della prima metà dell’Ottocento.

Circa la sua “trasformazione”, è noto come tra il 1952 e il 1954 la cantante perdesse 36 chili di peso: la Callas compilò anche un calendario, con sette opere interpretate in quegli anni, ponendo accanto la cifra del calo di peso per ognuna: Gioconda alla Scala del 1952 (92kg.), Aida all’Arena di Verona (87), Norma di Trieste del 1953 (80), Medea alla Scala del dicembre 1953 (78), Lucia del gennaio successivo (75), quindi Alceste (65) e Don Carlo (64) nella stessa stagione. Ma successivamente, calò ancora, e nel biennio1955–1957 arrivò a sfiorare anche i 54kg. Si sono fatte molte supposizioni sui metodi impiegati, fino alla leggenda di un uovo diverme solitario ingerito volontariamente. In realtà una dieta ferrea di carne e verdura le cambiò il metabolismo, e molto movimento e il superlavoro fecero il resto; bisogna anche dire che non partiva da una figura obesa, ma semplicemente da un forte sovrappeso distribuito su un’altezza considerevole.

Più che la dieta, tuttavia, fu il modello preso dalla Callas a destare impressione: l’attrice Audrey Hepburn, vista in Vacanze romane, era quanto di più lontano dalla corporatura e dai tratti fortemente marcati della greca si potesse immaginare. Frangia, chignon, trucco, espressione, camicette a fiori, foulard, gonne ampie e vita strettissima: l’imitazione era smaccata. La figura della Callas, già molto bella dalla vita in su, cambiò così drasticamente da renderla “un’altra donna”, come disse Carlo Maria Giulini il quale non rispose al suo saluto quando la incrociò alla Scala alla fine del 1954, nonostante avesse già lavorato con lei negli anni passati.

Si parlò di “trasformazione della Callas”, ma rilevantissime furono le conseguenze sull’arte scenica, che la Callas portò ad altezze inimmaginabili: libera e fluida nei movimenti, in condizioni di salute sufficientemente buone (era del resto poco più che trentenne), riconcepì le sue creazioni come in senso coreografico, imponendo un modello di recitazione fortemente espressionistico, dalla gestualità nervosa. L’amico critico Andre Tubeuf sosteneva che, a differenza di altre cantanti bravissime che però cantavano da un lato e recitavano dall’altro, in lei canto e recitazione erano qualcosa di assolutamente integrato, difficile da descrivere.

A dimostrazione che il dimagrimento non fosse solo una vanità femminile, ma una seria esigenza artistica al fine di rendere credibili fino a una totale immedesimazione, anche fisica, le sue già prodigiose personificazioni anche il suo modo di cantare, già forte di una capacità di fraseggio unica (cantava come un direttore d’orchestra di se stessa), si perfezionò e si arricchì ulteriormente in fatto di morbidezza, legato e colore, sfumature, e raggiunse livelli notevolissimi; con i capelli schiariti e una linea da indossatrice (era alta m 1,71) cantò NormaLa traviata e Lucia di Lammermoor a Chicago nel novembre 1954, invitata da Dario Soria, organizzatore della stagione: era la prima volta che tornava in patria dopo il 1947, e gli americani, dal pubblico ai critici, si inginocchiarono di fronte a una cantante diversa da tutte le altre. A dicembre dello stesso anno fu a Milano ad inaugurare la stagione lirica con La Vestale, opera che per la prima volta vedeva impegnato Luchino Visconti nel teatro milanese, e quindi a New York nel 1956 ove cantòNormaTosca e di nuovo Lucia di Lammermoor. Ma fu nella Traviata che la sua figura scenico-vocale giunse al vertice più alto: ancora in possesso dei suoi mezzi, la Callas dette a Violetta non solo il fisico e le espressioni sbarazzine della Hepburn, ma anche le pose tragiche della Duse e le espressioni moderne della Garbo, evidenti negli atti seguenti.

Ma anche la smania mondana cominciò a crescere. Per la sua immagine di tutti i giorni si affidò alla stilista italiana Biki, con la quale iniziò un rapporto di collaborazione che andò poi al di là della semplice fornitura di abiti, e che contribuì alla creazione di una divinità sofisticata ed elegante, perfettamente calata nei salotti milanesi degli anni cinquanta. I salotti e i ristoranti diventarono un tutt’uno col teatro, ma uno star-system di stampo cinematografico, molto tipico di quegli anni, stava per tenderle una trappola fatale… sempre davanti ai riflettori non tardarono ad arrivare i primi fischi mescolati agli applausi…

Nuovi amori, nuove passioni entrano nella vita (non solo artistica) della Callas. Luchino Visconti che la dirige a Milano, nel 1954, nella “Vestale” di Spontini, Pasolini(al quale la Callas scrisse numerosissime lettere per consolarlo della fuga di Ninetto Davoli), Zeffirelli, Giuseppe di Stefano.

L’italia non è l’unica patria d’elezione del celebre soprano. Trionfi e consensi entusiasti si susseguono in tutto il mondo. Londra, Vienna, Berlino, Amburgo, Stoccarda, Parigi, New York (Metropolitan), Chicago, Philadelphia, Dallas, Kansas City. La sua voce incanta, commuove, stupisce. Arte, gossip e mondanità si intrecciano nella vita di Maria Callas.

Il 1959 è l’anno della rottura con il marito. Grazie all’amica Elsa Maxwell, miliardaria americana, conosce l’armatore greco Aristotele Onassis. Il loro sarà un amore distruttivo “brutto e violento” come lei stesso lo definì. Anni di passione, di amori sfrenati, di lusso e sgretolatezza. Un uomo che farà soffrire moltissimo la Callas.

Dalla loro unione nasce un bambino, Omero, vissuto pochissime ore, che forse avrebbe cambiato il corso della loro storia d’amore.

Dopo il 1964 inizia il declino della cantante, anche se forse più in senso psicologico che artistico. Aristotele Onassis l’abbandona perJacqueline Kennedy (a cui sembra si ispiri la sua nuova immagine!). La notizia la raggiunge attraverso i quotidiani come una mazzata terribile e da quel momento sarà una continua discesa verso l’oblio. La sua voce comincia a perdere smalto e intensità, così “la divina” si ritira dal mondo e si rifugia a Parigi.

Muore il 16 settembre 1977 a soli 53 anni. Accanto a lei un maggiordomo e Maria, la fedele governante.

Dopo la morte, i vestiti di Maria Callas, come quelli di Margherita Gautier, sono andati all’asta a Parigi. Di lei non rimane nulla: anche le ceneri sono state disperse nell’Egeo. Tuttavia esiste una lapide in suo ricordo presso il cimitero parigino di Pere Lachaise (dove sono sepolti molti altri importanti nomi della politica, della scienza, dello spettacolo, del cinema e della musica).

(si ringraziano per alcune delle fonti testuali Wikipedia e biografieonline)

BACINI

I MURR

 


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